Vi racconto la storia del
mio parto.
Sono nata e cresciuta a
Bologna, dove ho anche frequentato l’Università e conosciuto mio marito.
Innamoratissimi, dopo 4 anni insieme decidiamo di sposarci ed in luna di miele
si corona un sogno: rimango incinta! Tutti e due con un lavoro, non sicurissimo
ma che ci dava la possibilità di essere pienamente autonomi, avere una casa in
affitto ed andare avanti tranquillamente con la nostra vita.
I primi tre mesi
sono passati proprio cosi, nella nostra tranquillità quotidiana, ed io non
avevo nausee o tutti quei malesseri che sentivo raccontare dalle amiche.
Succede poi che mio marito riceve una buona offerta di lavoro, buone
prospettive...uno di quei treni che se non prendi, se ne va e non torna!
L’offerta non veniva dall’Italia, ma dall’Inghilterra! Da Londra. Non nascondo
che ci avevamo pensato spesso prima a questa eventualità, ma era stato sempre
tutto cosi sospeso in aria. A quel punto invece si stava concretizzando.
Ci
abbiamo pensato tanto, non è stata una decisione facile. Poi abbiamo deciso di
partire!
Avevo paura, come avrei potuto affrontare la gravidanza in un paese
straniero...e neanche parlavo inglese benissimo?!! C’erano due opzioni:
ultimare la gravidanza in Italia, senza di lui, o partire ed affrontarla li. Abbiamo
preso una quantità enorme di informazioni sul web e tramite la compagnia che
aveva offerto lavoro a mio marito. Insomma, siamo partiti insieme e proprio la
sua azienda ci ha aiutati a capire come funziona qui.
Devo dire che quei mesi
son passati velocemente, ad ogni controllo mio marito si prendeva dei permessi
per accompagnarmi e farmi da interprete! Mi son trovata benissimo con il
servizio e a fine gravidanza i miei ci hanno raggiunti!
Qualche giorno prima
della data prevista del parto, in piena mattinata, mi si rompono le acque! Ma
io dico, in genere non si rompono di notte? Comunque, chiamo mio marito ed un
taxi (questo era il nostro piano), prendo la borsa preparata per l’ospedale ed
in una mezz’ora mi ritrovo in ospedale. Qui comincia il primo calvario, non
quello del parto, del travaglio, ma quello di non capire cosa i medici mi
dicessero! Parlavo inglese, ma non fluentemente, avevo bisogno che mi
parlassero più lentamente...e poi nell’agitazione della situazione e con i miei
che non vi dico in che stato di ansia fossero, non capivo nulla! Mi veniva da
piangere e non vedevo l’ora che arrivasse mio marito. Davvero è stato un
momento brutto...non riuscivo a capire una parola, non sapevo cosa mi stesse
succedendo, mi affidavo alla mia interpretazione dei visi dei medici...”ok” mi
veniva ripetuto, sapevo che quindi tutto andava bene in fondo...ma avevo una
paura cane! I dolori delle contrazioni si facevano sempre più forti...mia madre
mi ripeteva che ero fortunata perchè probabilmente avrei partorito a breve
senza un lungo travaglio...ma io ero davvero in preda al panico.
Dopo tre ore
finalmente arriva mio marito! Il mio interprete! E dopo solo un’altra ora mi
ritrovo sul lettino pronta a partorire. La tensione però si era fatta in me
incontrollabile e urlavo a mio marito “ non capisco nulla!!! Che dicono??!!!
Perchè proprio a me?”...insomma mio marito dopo mi ha raccontato che sfarfugliavo
parole strane...ma io so che ero in preda al panico e volevo solo capire cosa
stesse succedendo!
Comunque mio marito comincia a tradurmi tutto, anche il
semplice “ bye bye” dell’infermiera...e ricordo che al momento del parto c’era
il medico che mi gridava “push push” e l’eco di mio marito “ spingi spingi”.
Poi è arrivato lui, il mio fagottino d’amore, o bundle of love, come dicono
qui...e tutto il resto è svanito. Credo che in quel momento potevano anche
tutti parlare arabo, non credo avrei prestato alcuna attenzione!
Ora son passati tre anni,
non ho più bisogno di interpreti ed alle visite per la mia seconda gravidanza
(sono al 4 mese) vado serenamente da sola (tranne alle ecografie, che mio
marito non si perde per nessuna ragione al mondo!).
Nessun commento:
Posta un commento