domenica 30 marzo 2014

"Lunedi mi racconto": una storia tra Bologna e Londra






Vi racconto la storia del mio parto.

Sono nata e cresciuta a Bologna, dove ho anche frequentato l’Università e conosciuto mio marito. Innamoratissimi, dopo 4 anni insieme decidiamo di sposarci ed in luna di miele si corona un sogno: rimango incinta! Tutti e due con un lavoro, non sicurissimo ma che ci dava la possibilità di essere pienamente autonomi, avere una casa in affitto ed andare avanti tranquillamente con la nostra vita.
I primi tre mesi sono passati proprio cosi, nella nostra tranquillità quotidiana, ed io non avevo nausee o tutti quei malesseri che sentivo raccontare dalle amiche. 
Succede poi che mio marito riceve una buona offerta di lavoro, buone prospettive...uno di quei treni che se non prendi, se ne va e non torna! L’offerta non veniva dall’Italia, ma dall’Inghilterra! Da Londra. Non nascondo che ci avevamo pensato spesso prima a questa eventualità, ma era stato sempre tutto cosi sospeso in aria. A quel punto invece si stava concretizzando. 
Ci abbiamo pensato tanto, non è stata una decisione facile. Poi abbiamo deciso di partire! 
Avevo paura, come avrei potuto affrontare la gravidanza in un paese straniero...e neanche parlavo inglese benissimo?!! C’erano due opzioni: ultimare la gravidanza in Italia, senza di lui, o partire ed affrontarla li. Abbiamo preso una quantità enorme di informazioni sul web e tramite la compagnia che aveva offerto lavoro a mio marito. Insomma, siamo partiti insieme e proprio la sua azienda ci ha aiutati a capire come funziona qui. 
Devo dire che quei mesi son passati velocemente, ad ogni controllo mio marito si prendeva dei permessi per accompagnarmi e farmi da interprete! Mi son trovata benissimo con il servizio e a fine gravidanza i miei ci hanno raggiunti!

Qualche giorno prima della data prevista del parto, in piena mattinata, mi si rompono le acque! Ma io dico, in genere non si rompono di notte? Comunque, chiamo mio marito ed un taxi (questo era il nostro piano), prendo la borsa preparata per l’ospedale ed in una mezz’ora mi ritrovo in ospedale. Qui comincia il primo calvario, non quello del parto, del travaglio, ma quello di non capire cosa i medici mi dicessero! Parlavo inglese, ma non fluentemente, avevo bisogno che mi parlassero più lentamente...e poi nell’agitazione della situazione e con i miei che non vi dico in che stato di ansia fossero, non capivo nulla! Mi veniva da piangere e non vedevo l’ora che arrivasse mio marito. Davvero è stato un momento brutto...non riuscivo a capire una parola, non sapevo cosa mi stesse succedendo, mi affidavo alla mia interpretazione dei visi dei medici...”ok” mi veniva ripetuto, sapevo che quindi tutto andava bene in fondo...ma avevo una paura cane! I dolori delle contrazioni si facevano sempre più forti...mia madre mi ripeteva che ero fortunata perchè probabilmente avrei partorito a breve senza un lungo travaglio...ma io ero davvero in preda al panico.
Dopo tre ore finalmente arriva mio marito! Il mio interprete! E dopo solo un’altra ora mi ritrovo sul lettino pronta a partorire. La tensione però si era fatta in me incontrollabile e urlavo a mio marito “ non capisco nulla!!! Che dicono??!!! Perchè proprio a me?”...insomma mio marito dopo mi ha raccontato che sfarfugliavo parole strane...ma io so che ero in preda al panico e volevo solo capire cosa stesse succedendo! 
Comunque mio marito comincia a tradurmi tutto, anche il semplice “ bye bye” dell’infermiera...e ricordo che al momento del parto c’era il medico che mi gridava “push push” e l’eco di mio marito “ spingi spingi”. 
Poi è arrivato lui, il mio fagottino d’amore, o bundle of love, come dicono qui...e tutto il resto è svanito. Credo che in quel momento potevano anche tutti parlare arabo, non credo avrei prestato alcuna attenzione!

Ora son passati tre anni, non ho più bisogno di interpreti ed alle visite per la mia seconda gravidanza (sono al 4 mese) vado serenamente da sola (tranne alle ecografie, che mio marito non si perde per nessuna ragione al mondo!).

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